I pappagalli appartenenti alla famiglia Dei Loridae sono comunemente chiamati lori e lorichetti. I primi sono quei pappagalli caratterizzati da coda corta a paletta. I lorichetti sono invece pappagalli che hanno coda allungata con timoniere centrali ancora più lunghe.
Alla famiglia dei Loridae (o sottofamiglia Lorinae a seconda delle classificazioni) appartengono i generi di seguito elencati:
- Chalcopsitta, 4 specie di lori
- Charmosina, 12 specie di lorichetti e 2 di lori
- Eos, 6 specie di lori
- Glossopsitta, 3 specie di lori
- Lorius, 8 specie di lori
- Neopsittacus, 2 specie di lorichetto
- Oreopsittacus, 1 specie di lorichetto
- Phigys, 1 specie di lori
- Pseudeos, 1 specie di lori
- Trichoglossus, 10 specie di lorichetto
- Vini, 5 specie di lori
Indipendentemente dalla classificazione adottata, il gruppo comprende circa 55 specie di pappagalli abili volatori. Hanno una voce forte, forma piuttosto slanciata, taglia normalmente medio-piccola, colorazioni vivacissime e grande intuito gregario.
La caratteristica comune, che lega le specie della famiglia dei Loridae, è quella di avere la lingua di struttura tale da permettere di raccogliere facilmente nettare e polline dall’interno dei fiori, base della loro dieta che contempla anche grandi quantità di fiori, gemme, foglie, frutta e qualche insetto per le minime necessità proteiche.
L’estremità della lingua dei lori è munita di particolari papille che vengono erette nel momento in cui i pappagalli si nutrono.
Dove si trovano i lori e i lorichetti
Queste specie di pappagalli sono diffusi in ambito oceanico che comprende oltre all’Australia, un certo numero di isole maggiori e minori:
- dalle Filippine fino a Tahiti,
- Figi,
- Sunlawesi,
- dalla Nuova Guinea alle Molucche e alle Salomone, dove è presente la maggior parte delle specie.
I Loridi hanno un forte temperamento, sono piuttosto rissosi ed aggressivi ma allo stesso tempo sociali e gregari, molto curiosi e dediti alle esplorazioni.
I PULCINI DEI LORIDI
Capita spesso di vedere uova di Loridi schiudersi già nel mese di febbraio o nei primi giorni di marzo. In questi casi sarebbe bene che l’allevatore prelevasse i pulcini appena nati e li allevasse allo stecco (cioè, artificialmente). I genitori, che sono sempre molto premurosi, hanno però la tendenza a non scaldare troppo i piccoli e perciò capita spesso che questi muoiano di freddo. Capita la stessa cosa con le ‘eventuali covate nel tardo autunno. L’allevare la prima o l’ultima nidiata allo stecco offre poi un altro lato positivo: quello di evitare ai genitori la fatica di un allevamento in più.
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